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SBS Wheelchair Tennis

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Claudio Filipazzi
Claudio FilipazziRESPONSABILE SETTORE

Wheelchair Tennis School

La scuola Wheelchair tennis nasce nel 2003 ad Alzano Lombardo; l’idea nasce con lo spirito di donare a ragazzi che hanno subito una lesione vertebrale, e che sono costretti su una sedia a rotelle, la possibilità di avvicinarsi alla pratica sportiva.

La possibilità di poter ritrovare stimoli e sensazioni giuste e di ottenere, grazie allo sport, lo stimolo per un graduale reinserimento nella vita sociale.
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Nel tempo questo tipo di attività è stato portato avanti dai nostri ragazzi  presso il Centro Fisioterapico e di Riabilitazione di Mozzo dove è stato seguito un protocollo medico per praticare lo sport come aiuto alla riabilitazione delle persone medullolese ancora ricoverate.

E’ proprio da qui che è nata l’idea di creare al di fuori dell’ambiente ospedaliero un’organizzazione per proseguire quanto già sperimentato all’interno dell’ospedale.

Un ambiente in cui condividere la stessa passione, in cui allenarsi e quindi permettere un continuo percorso riabilitativo, un ambiente in cui condividere le proprie emozioni con i compagni,  fortemente stimolante per chi crede di aver perso ogni possibilità…
 
Attualmente contiamo nove atleti agonisti; vale la pena ricordare che tre di questi cinque atleti sono donne, particolare piuttosto raro nell ‘ambito del wheelchair tennis.
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Un pò di Storia...

Per raccontare la storia del movimento tennistico in carrozzina italiano oc-corre partire dalla California e da un giovane sciatore di free style che rispon-de al nome di Brad Parks.

Sembra un paradosso che proprio uno sciatore per giunta nello “stato del sole e del surf” abbia gettato le basi di quello che oggi è un movimento planetario e che nulla ha in comune con neve e montagne. In Italia il tennis in carrozzina è approdato all’incirca nel 1987, quando un gruppo di ragazzi paraplegici toscani che praticavano il tennis tavolo (Enrico Rindi, Massimo Porciani, Alessio Focardi e Silvano Biagi), conobbero Giovan-ni Cantaffa, un calabrese emigrato in Svizzera. Un giorno, dopo una seduta di allenamento sul tavolo di legno verde, il Can-taffa portò i quattro amici con sé su un campo da tennis vero e proprio.
Inizialmente increduli sulla reale possibilità di giocare a tennis, i ragazzi to-scani rimasero tanto colpiti da quell’esperienza da decidere che una volta tornati in Italia ci avrebbero provato anche loro. La nuova attività si diffuse con grande rapidità nel nostro Paese e oggi il ten-nis in carrozzina conta almeno 170 giocatori agonisti, di cui più di un quarto frequenta assiduamente il circuito internazionale con buoni risultati, e altret-tanti non agonistici. Oltre che per la qualità e l’elevato numero di atleti, l’Italia si distingue nell’organizzazione di eventi mondiali. Ogni anno ospita infatti dodici tornei internazionali un circuiito di tornei nazionali con 11 tappe e master finale.

Nel tennis, a differenza di quasi tutti gli altri sport per disabili, si distinguono solo due categorie: la categoria Open, nella quale possono gareggiare tutti coloro in possesso di una disabilità agli arti infe-riori, e la categoria Quad, riservata a coloro che oltre a possedere una disabilità agli arti inferiori ne posseggono anche agli arti superiori che non ha differenziazioni di genere. Per quanto riguarda le regole, l’unica differenza con il tennis dei normodotati è la possibilità di colpire la palla anche al secondo rimbalzo, men-tre per tutto il resto non esistono altre differenze di sorta.
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